Negozi storici di Garlate
Echi di un tempo che fu...
Garlate, un piccolo paese che fino agli anni sessanta non contava più di 700 anime, ha conosciuto un periodo in cui le attività commerciali, artigianali erano molto vive e assolvevano a tutte le necessità degli abitanti. In particolare in Piazza Matteotti e dintorni fiorivano negozi di ogni genere che lo rendevano un centro particolarmente vivace.
Le massaie quotidianamente si recavano a fare la spesa e ne approfittavano per scambiare due chiacchiere e portare a casa non solo la sporta piena del necessario, ma anche informazioni più o meno piccanti; i cosiddetti pettegolezzi di paese erano all’ordine del giorno come pure le notizie su qualche situazione di bisogno e malattia o su possibili matrimoni e nascite, insomma era tutto un gran vociare di donne. In tutti i negozi si andava accompagnati dalla borsa per la spesa e dal mitico libretto blu su cui si segnano gli importi dei vari acquisti e si pagava quando arrivava la mesata.
In occasione della Festa delle Corti si propone perciò allo sguardo del visitatore attento un nuovo itinerario evidenziato dalle insegne dei vecchi negozi. Ci si potrà così rendere conto di quanto un tempo relativamente breve (60 anni circa) abbia mutato per sempre la fisionomia di Garlate. Di tutte le passate attività sopravvive solo qualche debolissima traccia che però non è più in grado di restituirci le voci e la vita di un mondo oggi scomparso.
Come dimenticare il profumo di pane appena sfornato che ti accoglieva in via Manzoni all’altezza dello svincolo su via Risorgimento! Lo storico prestino Ghezzi ha messo sulle tavole dei Garlatesi pane croccante e genuino per più generazioni: rosette, mantovani, fogliette, questi solo alcuni nomi delle varie tipologie. E che dire di quel cesto in cui a spesa effettuata, con tanta naturalezza, si rovesciava dalla sporta qualche michetta per i poveri di San Gerolamo, un gesto quotidiano che inaugurava la giornata e la riempiva di senso con semplicità.
Poco distante avremmo trovato “i laccee” con l’attività commerciale, durata un centinaio d’anni, fondata da Enrico e Isolina; inizialmente produttori di formaggini, nel tempo i Riva si trasformeranno in rivenditori di alimentari al dettaglio e all’ingrosso e di tabacchi.
Appena svoltato l’angolo verso piazza Matteotti, ci avrebbe accolto l’allegria dell’inconfondibile odore di vino: la Cà de la Sala e gli Anghileri, 2 osterie una in fronte all’altra; sicuramente i bambini e le donne sarebbero stati accontentati con un bicchiere di tot, una bevanda a base di spuma dolce, i più grandicelli con il picio pacio, vino mescolato con spuma e gli adulti con un bianchino o un bicchiere di rosso Manduria.
Giunti sulla piazza ecco a sinistra la Cooperativa di consumo fondata da Antonio Panzeri nel dicembre 1920 per consociare la raccolta del latte fresco e per la rivendita di articoli di ogni genere; un supermercato in miniatura. Rimasta nel linguaggio popolare la “cuperativa” anche quando non lo era più, qui si vendeva di tutto, dalla Cibalgina ai prodotti di consumo alimentare e persino gli zoccoli! È rimasta una attività a conduzione dei discendenti della famiglia per una sessantina d’anni.
Più avanti, in Curt de Canton, abitava il materassaio: con il suo cardalana portatile girava di casa in casa per ridare morbidezza ai materassi.
Sul fondo della piazza il falegname - l’Ikea non c’era - tutto era fatto artigianalmente. Il laboratorio era un pullulare di attrezzi e di suoni ritmati dall’agile e costante movimento delle braccia! Il profumo di resina e delle essenze legnose scaturiva dalla lavorazione con la pialla e arrivava a colpire le narici, mentre il pavimento si ricopriva poco alla volta di trucioli.
Un poco oltre avremmo visto comparire un piccolo negozio di dolciumi, delizia dei bambini.
In linea con via Cavour, il negozio della famiglia Mauri con le sue ampie vetrine attirava l’occhio dei passanti; anche questa un’attività trasmessa da padre in figlio, per la vendita di telerie, merceria e abbigliamento. Quante ragazze in età da marito vi hanno acquistato la dote quando era usanza mettere da parte un po’ alla volta la bella biancheria per il corredo!
E a chiudere la piazza sull’altro lato ecco il parrucchiere, il carbonaio e il negozio di alimentari di “Antonietta di Seagri”, soprannome derivato probabilmente dal fatto che la casa in cui abitava aveva 6 arcate.
Il carbonaio ammassava la legna da ardere ed il carbone sotto una tettoia che ora non esiste più ed è stata trasformata in spazio abitativo.
Procedendo verso la chiesa avremmo trovato l’idraulico e il ciclista, successivamente trasferitosi in Curt del Vignascia, e il macellaio.
Ritornando verso “la Mantegazza” di nuovo un falegname, Piciott, e Bruna col suo emporio di frutta e verdura fresca: niente bilancia elettronica e registratore di cassa, i conti si facevano a mano!
All’altezza della scuola, ora biblioteca, spiccava la posta, un ufficio minuscolo, con la sua bella cassetta rossa all’ingresso; verso l’uscita della piazza Vittorio Veneto, l’edicola e la cartoleria di Carlottina con tutto il via vai di chi si affidava alla lettura del giornale per le notizie.
All’interno della corte “del Vignascia” il bravissimo Luciano ciclista conosciuto anche da campioni quale Eddy Merckx era subentrato al fabbro nel momento in cui questo aveva ingrandito l’attività.
Venuto dal Veneto, Moretto calzolaio produceva, vendeva e riparava calzature.
Giù per via Canonica avevano l’attività il vetraio ed il cestaio.
Insomma il nostro centro paese si poteva definire un Centro commerciale ante litteram.